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La rivoluzione ci sarà solo se…..

Di-leo
Ormai siamo esasperati dall’attuale situazione sociale e politica.

Un Papa reazionario , presentato dalla stampa borghese come innovatore od ancora peggio “rivoluzionario” ( tipico caso in cui viene presentato come straordinario ciò che è ordinario ).
Un paese con dei governanti incapaci, che ha eletto dei partiti che si presentano tutti “avanguardisti”, ma che hanno già tradito il loro elettorato ed i loro programmi.
Un Movimento 5 Stelle che ha illuminato anche un elettorato di sinistra ed in parte sedicente “comunista”  ( alla ricerca delle “masse” ), nato con un non-statuto ( che si è rivelato un palliativo utile a nascondere il vero Statuto con Grillo presidente e suo nipote come vice ), che ha millantato “l’orizzontalità del movimento” ( non sessuale come intesa da Berlusconi ), perchè illusoriamente legato ai movimenti ma, fatto il pieno di parlamentari, han già escluso dalle decisioni i loro iscritti dalle elezioni “condominiali” sul blog; dei capigruppo alle camere che la mattina, mentre Grillo dorme, aprono un lieve spiraglio all’inciucio, che viene verticisticamente e categoricamente escluso dai due guru del partito ( Casaleggio e Grillo ).
In che situazione si trova la società italiana?
I lavoratori tutti vivono in uno stato di precarietà lavorativa assoluta ( dovuta sia alla miriade di contratti precari frutto dei malgoverni di centro-destra e centro-sinistra ligi agli interessi dei padroni e delle banche ), sommersa di spese (mutui, tasse in aumento che non corrispondono né ad una pensione dignitosa, né a dei servizi sociali degni di questo nome ), garanti economici di uno stato capitalista ipocrita che chiede il salvataggio delle banche e non del lavoro.
Non stiamo criticando la genuinità delle proposte alla risoluzione della crisi economica: riteniamo il capitalismo, attualmente nella sua più grande crisi di sistema dal 1929 ad oggi, la radice delle ingiustizie sociali. Come fare a sradicare questa radice ? Con una rivoluzione sociale, ma non bastano le parole.
In tanti gridano dai palchi e buttano in “caciara” le problematiche dei disoccupati, degli esodati, dei poveri e degli sfruttati, dei lavoratori. Non bastano quindi le parole, non bastano i parlamentari, non servono le leggi elettorali di qualsiasi tipo. Non si può parlare di “giustizia” giusta e veloce.
La risposta più di moda è “mandiamoli tutti a casa” . Oppure dal PD “l’Italia giusta”. Il PDL “Restituiremo l’Imu”. Ma gli elettori di tutti gli schieramenti non hanno capito che chi va a casa, e ci rimane, sono i cassaintegrati e gli esodati .
Ma tutti fanno finta di niente e le risposte più comuni sono : “ hanno rubato tutti, loro almeno non lo hanno ancora fatto”, “ognuno vale uno”, “ finanziare le imprese private tale che possano prendere fiato e riprendere la produzione…”.
Fintanto che la stragrande parte della popolazione vorrà questo ordine di cose, non si può parlare di Rivoluzione Sociale, né arancione, né dei cittadini, né civile. “La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa” : bene, siamo a questo punto. La comicità del palco fa fronte a gravi ripercussioni sulla società : la risposta che si è data alla classe padronale è una generale e completa disgregazione delle lotte e dei lavoratori. Appare agli occhi di tutti i lavoratori l’impossibilità di vincere le battaglie sociali per la difesa del lavoro.
Perché ?
Non è stato assimilato dai lavoratori e dai sindacati che i diritti conquistati non sono perpetui: non si doveva permettere di interrompere l’aspra contrapposizione sociale. Una canzone di 40 anni fa diceva “la pace dei padroni fa comodo ai padroni, la coesistenza è truffa per farci stare buoni”. Non si doveva permettere alcuna trattativa con i padroni: la classe dirigente lascia qualche diritto solo se impauriti, e timorosi di perdere tutto, quindi la risposta deve essere “espropriare gli espropriatori”. L’occupazione delle fabbriche e la loro nazionalizzazione sotto controllo sociale senza indennizzo dei grandi azionisti , è la prima risposta per poter difendere i diritti dei lavoratori e del Lavoro. E non la gestione cooperativa dell’azienda , di cui gli operai, già vittime dello sfruttamento, iniziano ad “auto-sfruttarsi” diventando vittime del mercato. E’ cosa nota che il capitalismo sviluppa le forze produttive, e nello stesso tempo, ed allo stesso grado, ostacola l’aumento delle forze di sviluppo: in poche parole “il capitalismo crea il suo becchino”. Perché mai dovrebbero sottostare a questa logica i lavoratori ?
Non sono concepibili ed allo stesso modo sono insopportabili , alcune dichiarazioni di lavoratori che parlano di difesa del “ PROPRIO posto di lavoro”: è qui l’errore. Ma è questo il grande obiettivo centrato dal padronato: dividere prima i sindacati, poi i lavoratori e cancellare, in una buona parte di essi, il senso della cooperazione tra colleghi di lavoro, “la coscienza di classe”. Una volta se un solo collega veniva licenziato, lo sciopero era un dovere, come se il lavoro lo perdessero tutti. Bene ora siamo al “mors tua vita mea”.  Ma come giudicare lo slogan “ognuno vale uno” e la delegittimazione dei sindacati, nonostante i grandi errori da loro commessi, se non come un segno della croce e di pace rivolto al padronato?! 
Sarà pagato da tutti questo spirito piccolo-borghese che pervade la stragrande maggioranza dei lavoratori: parte del conto è stato presentato a tutti noi ed alle nuove generazioni con l’abolizione dell’art. 18, con i servizi sociali che sono ormai a livelli scadenti e con le pensioni che sono solo una truffa.
Che fare?
Il capitalismo , dopo la caduta dell’Urss falsamente socialista, è stato presentato al mondo come nuovo ordine mondiale. Curioso però perché questo nuovo ordine è “socialista” nei confronti delle banche , e tiranno verso la stragrande maggioranza della popolazione!
Attualmente c’è la repulsione per ogni tipo di ideologia, ma questo atteggiamento non fa altro che legittimare il capitalismo : se non c’è l’unità nei lavoratori per un progetto di società migliore non ci sarà alternativa , se non quella di lasciarsi le catene ai polsi. Non c’è legge per l’abolizione di finanziamenti pubblico dei partiti o dimezzamento dei parlamentari, che renderà giustizia alla stragrande maggioranza del popolo.  Non ci sono frasi ad effetto sbraitate da un palco che possano modificare l’ordine della società e la disuguaglianza.
Quindi è necessario che i lavoratori ritornino ad essere uniti, solidali e coscienti del fatto che solo la loro unione e l’aspra contrapposizione con i parassiti degli industriali e banchieri, potrà ottenere immediati risultati proiettati ad un progetto di società propriamente socialista , senza classi, senza privilegiati affinchè potremo “scrivere sulle nostre bandiere: Ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni “ 

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