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Francia: tra realtà e illusioni

La sconfitta di Sarkozy e del suo governo reazionario è un fatto positivo, e va completata senza incertezze al secondo turno. Ma la soluzione della crisi sociale della Francia non verrà da Hollande, né da un nuovo Bertinotti alla Melanchon: ma solo da una sollevazione anticapitalista della classe operaia e delle masse sfruttate, capace di rovesciare la dittatura dei capitalisti e dei banchieri e di imporre in Francia un governo dei lavoratori, quale unica vera alternativa.
 Più tarderà a maturare questa soluzione, più aumenterà il rischio che settori sempre maggiori delle masse popolari francesi, colpite dalla crisi, cerchino l’”alternativa” nel partito fascista di Le Pen: la cui avanzata minacciosa, nel bacino sociale delle classi subalterne, è la misura del drammatico fallimento delle direzioni tradizionali della sinistra francese.

La classe operaia francese, negli ultimi dieci anni, ha espresso tentativi ripetuti di ribellione sociale: dalla grande rivolta contro il governo Juppé del 1995 a difesa della previdenza pubblica, alla straordinaria mobilitazione contro le leggi di precarizzazione del lavoro del governo Villepin nel 2005 (che costrinse il governo alla ritirata), sino alla dinamica prolungata della lotta di massa della primavera 2010 contro la “riforma” delle pensioni voluta da Sarkozy.
Ma tutti gli atti di ribellione di massa, di piazza e di strada, sono stati traditi, sabotati o non raccolti dalle direzioni politiche e sindacali del movimento operaio francese, per responsabilità decisiva del PS e del PCF. Il risultato è stato la disillusione, la demoralizzazione, il ripiegamento di ampie fasce popolari, anche operaie, nella disperazione sociale passiva e atomizzata.
Brodo di coltura ideale per ogni forma di populismo reazionario, anche fascista.

Per questo la costruzione del partito della rivoluzione francese, della “sinistra che non tradisce”, è in ultima analisi, l’unica risposta reale e progressiva alla crisi sociale e politica della Francia.
Sta ai marxisti rivoluzionari francesi cimentarsi seriamente con questa sfida, superando ogni vecchio conservatorismo settario ( Lutte ouvriere) ed ogni eterna illusione “movimentista” ( NPA): che hanno disperso negli anni potenzialità enormi, come emerge dai loro stessi risultati elettorali.
Nonostante tutto, le centinaia di migliaia di voti proletari e giovanili indirizzati alle liste “trotskiste” sono la prima base di partenza della costruzione del partito rivoluzionario: che dovrà mirare a coinvolgere i più ampi settori di classe raggruppati attorno al polo riformista del Fronte de Gauche, le cui contraddizioni interne non tarderanno ad esplodere, tanto più a fronte di un eventuale governo Hollande.

I Vendola e i Ferrero di casa nostra esultino pure, rispettivamente, per le effimere affermazioni di Hollande e Melanchon, come esultarono ieri all’unisono per Prodi, Zapatero e Bertinotti.
Ma la realtà non tarderà a presentare il conto ad ogni illusione, in Francia come in Italia, come sempre è avvenuto.
Quanto a noi, lavoreremo, assieme alle altre sezioni del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale, per lo sviluppo del partito della rivoluzione in Francia, come in Italia.
L’unica risposta vera alla crisi del movimento operaio.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI – per la IV Internazionale

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