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Piena solidarietà a Luca Abbà!

Comunicato stampa Annunciato da mesi dalle sirene della provocazione di stato come inevitabile, come scientemente ricercato dalle frange violente dei NO TAV, infine il ferito grave (secondo le prime indiscrezioni, in condizioni disperate) è arrivato. Il problema è che non proviene dalle fila dei centurioni in assetto da guerra che da anni aggrediscono la valle per assicurare ad un pugno di industriali e banchieri lauti guadagni; la vittima in questione è uno dei nostri, uno dei compagni più attivi nel movimento, è Luca Abbà, uno che aveva ben compreso quale parte della barricata difendere. Oggi all’alba cominciavano le operazioni di esproprio dei terreni privati per allargare il perimetro del cantiere e puntuali come sempre, i NO TAV si mobilitavano per disturbare ed impedire la distruzione della valle. Luca si arrampicava su un traliccio dell’alta tensione, a 10-15 metri di altezza; da lì, in diretta su RADIO BLACK OUT, contattato attraverso il telefonino, lo si sente distintamente urlare che sarebbe stato pronto, come estremo gesto di difesa, ad aggrapparsi con le mani ai fili dell’alta tensione, nel tentativo di far desistere la sbirraglia accorsa sul luogo per farlo scendere. Pochi minuti dopo, coi cani blu impegnati ad arrampicarsi sbraitando sino a Luca, la tragedia (attualmente è in coma).

Ora i politicanti e i mass media, i questori e i prefetti, gli operosi magistrati infami come Caselli, ci martelleranno per settimane cercando di convincerci che si è trattato di una fatalità, come hanno sempre fatto, prima e dopo Pinelli volato giù dal terzo piano della questura di Milano.
No, questo è un tentato omicidio, più precisamente un tentato omicidio di stato, per il quale nessuno pagherà.
E mentre i lavori proseguono passando letteralmente sulle nostre vite, c’è chi all’interno del movimento vuole fare la lezioncina da anima bella, biasimando chi pratica forme di resistenza attiva (ma dobbiamo solo prenderle?), stigmatizzandolo come black block, terrorista, addirittura infiltrato!

Ma i fatti, che hanno la testa dura, molto più dura dei vostri sproloqui da benpensanti di sinistra, sono inequivocabili: mentre un vero e proprio esercito armato fino ai denti ed in numero superiore a quello impiegato in Afghanistan (dove pare ci sia una guerra di occupazione) ci fronteggia in Val di Susa permettendo alla TAV di compiersi, il movimento NO TAV dovrebbe secondo alcuni mettere in atto esclusivamente pratiche nonviolente, di disobbedienza civile (urca!).
Il risultato è che lo stato e le sue truppe, che non si interrogano sull’uso della forza, semplicemente la utilizzano, vincono e procedono come carri armati. Noi, con le nostre bandierine e i nostri canti, arretriamo mentre il movimento è comunque funestato da arresti e sangue. La lotta per fermare la TAV, e in generale tutte le lotte intraprese, non devono essere simboliche, di testimonianza, ma porsi l’obbiettivo della vittoria.
Con ogni mezzo necessario.

Partito Comunista del Lavoratori (PCL) sezione “D. Maltoni” Forlì-Cesena

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