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La perversione del potere


Riportiamo un articolo apparso sul QN-Resto del Carlino di martedì 2 giugno dal titolo emblematico… «Uccidere? Una necessità degli Stati»: parola di Cossiga.
Tra verità scomode e inquietanti il vecchio terrorista di Stato sta portando la borghesia italica a preparsi a passare dalle parole ai fatti?

GLI STATI moderni nascono sul presupposto del «monopolio legittimo della violenza».
Quella violenza che i governi non esitano spesso ad usare.
E non solo in tempo di guerra.
In `Fotti il Potere, gli arcana della politica e dell’umana natura’, Francesco Cossiga fa una premessa emblematica. In questa materia, dice, «l’unico limite è segnato dalla moralità dello statista che deve decidere. Personalmente, sono sempre stato contrario alle uccisioni, ma solo perché ho avuto alte responsabilità politiche in un piccolo Paese. Le grandi potenze, infatti, queste cose le hanno sempre fatte e sempre le faranno: violenze, assassinii e colpi di Stato fanno a pieno titolo parte del gioco politico…». Nel libro appena uscito per Aliberti seguono esempi illuminanti. Il primo: «Molti l’hanno dimenticato, ma in Spagna il primo atto del governo Zapatero fu graziare l’ufficiale della Guardia Civil che, su mandato del mio amico il premier socialista Felipe Gonzales, organizzò i Gal: gruppi paramilitari che uccidevano, torturavano e violentavano le mogli e i figli dei latitanti dell’Eta. Non solo, quell’ufficiale così generosamente trattato dall’assai democratico Zapatero fu colui che mise a punto la campagna segreta per diffondere l’uso della droga, in particolare l’eroina, tra i giovani baschi!». Fu davvero pianificata una simile campagna? «Certo. Per questo fu anche arrestato e condannato il ministro socialista all’Interno…».
(Il democratico Zapatero al quale si riferisce Cossiga è stato ed è uno dei punti di riferimento del centrosinistra italico che va dal Pd alla Federazione Prc/Pdci n.d.r)

Servita la Spagna, si passa alla Francia. Domanda: come fece lo Stato francese a risolvere il problema dell’Oas, il gruppo paraterrorista che negli anni Sessanta si opponeva all’indipendenza dell’Algeria? Risposta di Cossiga: «Appena fui nominato al Viminale, me lo raccontò un grande ministro dell’Interno francese, il principe Poniatowski. Negli Anni Settanta, mi invitò nella sua tenuta in Provenza, dove ebbi modo di rivolgergli la fatidica domanda. Sorridendo, mi rispose che per loro, avendo una spiccata tradizione dizione in materia di terrorismo di Stato, fu facile: `Fu sufficiente qualche corpo fluttuante lungo la Senna; mi disse trattandomi come fossi un ragazzino. Insomma, li ammazzarono tutti». Stesso trattamento, ricorda il presidente emerito, i tedeschi lo riservarono ai terroristi della Raf («Il ministro dell’Interno federale mi raccontò di quell’anomala serie di impiccagioni in carcere…») e gli inglesi a quelli dell’Ira.
Ci si imbatte a questo punto nel concetto di terrorismo. Concetto relativo.
Che Cossiga definisce così: «Il terrorismo è sempre quello degli altri, il patriottismo è il `nostro». Applicato al caso mediorientale, appaiono dunque legittime tanto le ragioni dei palestinesi (e dei loro amici) quanto quelle degli israeliani. Che ben conoscono la materia.
RICORDA infatti il presidente che «c’è stato almeno un caso nella Storia in cui il terrorismo è servito allo scopo: la nascita dello Stato indipendente di Israele. Quello dell’Haganah, del
Banda Stern e dell’Irgun Zvai Leumi era terrorismo puro, ed è servito eccome… Ancora ricordo lo sgomento di un importante diplomatico inglese quando, in mia presenza, un influente politico israeliano gli fece capire d’aver parte-cipato personalmente all’azione che nell’ottobre del 46 portò alla completa distruzione dell’ambasciata britannica di Roma: due esplosioni devastanti che costarono incidentalmente la vita anche a un paio di cittadini italiani…». Lo Stato di Israele nacque dunque grazie al terrorismo, si trovò presto a combattere il terrorismo, viene oggi accusato di terrorismo: la storia è fatta di nemesi.

Ciò che ha dichiarato Cossiga è la vera essenza della legalità e della democrazia borghese.
Lavoratori, precari, disoccupati, studenti, combattiamo per sradicare la violenza dello Stato borghese e l’oppressione del regime capitalista, in Italia e nel mondo intero.

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