Al fianco dei lavoratori Electrolux-Zanussi

L’Electrolux di Forlì annuncia 300 licenziamenti! Non lo ripeteremo mai abbastanza: il vero problema non è costituito dal “costo del lavoro”, quanto dal “costo dei profitti”.
La bancarotta del sistema di produzione capitalista pone all’ordine del giorno la necessità di una trasformazione sociale nella quale i lavoratori e le lavoratrici, devono essere chiamati a giocare un ruolo da protagonisti.
Dobbiamo anticipare gli avvenimenti. Quando viene dichiarato il fallimento o viene chiesto l’intervento dei creditori, la distruzione dell’impresa è già iniziata o si è già totalmente compiuta. Per questo è necessario rivendicare l’apertura dei libri contabili e degli inventari di tutte le imprese e la loro supervisione da parte dei lavoratori.
L’occupazione degli stabilimenti è il miglior mezzo per evitare i licenziamenti.
Come dimostrano le recenti esperienze della INNSE e della ALCOA.
Sviluppiamo la gestione operaia delle fabbriche mediante l’esproprio dei macchinari, degli edifici, del capitale delle imprese e la loro consegna ai lavoratori.
Non si tratta di fabbriche “autogestite”, in cui l’operaio recita la parte del padrone, mette alla prova la fortuna e finisce distrutto dalla concorrenza capitalistica.
Non propugnamo neppure la nazionalizzazione capitalistica. La mera nazionalizzazione non solo è una misura economica di riscatto del capitale privato, ma è anche un intervento politico dello Stato capitalistico in difesa del sistema di sfruttamento dei lavoratori. Ci opponiamo pertanto alla socializzazione delle perdite, ma lottiamo per la socializzazione dei mezzi di produzione senza indennizzo per i padroni.
Istituiamo un fondo di sciopero delle fabbriche in lotta (casse di resistenza). Non si tratta solamente di uno strumento tradizionale per garantire la sussistenza ai lavoratori in lotta. La raccolta di risorse è fonda­men­tale per sostenere l’avvio dell’impresa operaia e per impedire che lo strangolamento economico finisca per soffocare la nuova esperienza avviata dai lavoratori.
E’ necessario avviare la costituzione di assemblee o comitati popolari che sono chiamati a formare una rete sociale di appoggio alle fabbriche in lotta. Le assem­blee devono contribuire alla sussistenza dei lavoratori chiedendo forniture alle amministrazioni, tessendo reti di solidarietà e, più importante di tutto, dando corpo e guidando le mobilitazioni di quartiere contro i tentativi di sgombero.
Di fronte all’abbandono e alla fuga dei capitalisti, la classe operaia appare nella pratica come la classe in grado di farsi carico della riorganizzazione del paese su nuove basi sociali. Il controllo delle fabbriche è la premessa del controllo del paese. La questione del potere è posta all’ordine del giorno. La crisi che è ormai giunta a uno stadio terminale, esige la rimozione della classe capitalista.
Ciò che realmente conta non sono le “promesse” rituali dei politicanti di Governo, dei parlamentari della “ finta opposizione”, dei sindaci “tricolore” o dei manager aziendali. Ciò che conta è la forza dei lavoratori, il nostro coraggio, la nostra determinazione a vincere.
Lavoratori e lavoratrici, possiamo vincere e far pagare la crisi a chi non l’ha mai pagata!

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