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No Berlusconi Day (Forlì-Cesena): per un’opposizione marxista

CONTRO IL BERLUSCONISMO E L’ANTIBERLUSCONISMO BORGHESE
La prima grande critica che le opposizioni parlamentari fanno a Berlusconi è quella relativa al suo “conflitto d’interessi”, intendendo con questa formula l’illegittimità a ricoprire importanti ruoli istituzionali mentre si gestiscono grandi aziende in settori strategici. Bene, è indubbio che all’interno del blocco capitalista facente riferimento al centrodestra ci siano interessi economici di aziende legate “personalmente” o per conoscenza al nano di Arcore o ai suoi vassalli, ma, d’altronde, è indubbio anche il contrario; ossia che all’interno del blocco opposto (UDC, PD, IdV) siano presenti meccanismi pressoché identici, differenziati, ovviamente, in relazione ai vari contesti e gruppi dirigenti, ma con lo stesso comune denominatore antiproletario.
Questa vergognosa compagine governativa, con i suoi insipidi avversari istituzionali, difende sì interessi nazionali, ma di una determinata classe minoritaria, antagonista alla nostra.

La menzogna non è solo politica ma è anche semantica: perché ci siano interessi in conflitto, è necessario ci siano due forze diametralmente opposte che si affrontano, cosa che non avviene nel caso del potere economico e del potere politico della classe dominante; anzi, i due aspetti si integrano alla perfezione e sono proprio il combustibile classista del capitalismo.
Gli unici interessi in conflitto sono quelli tra sfruttati e sfruttatori, tra chi negli ultimi anni ha visto i suoi profitti lievitare (del 4%, rispetto al 2008) e chi ha subito tragiche diminuzioni salariali, scippi del TFR, smantellamento dei diritti, casse integrazioni e licenziamenti.
Questi sono i soli interessi che saranno per sempre in conflitto.
Detto questo, la lettura di classe che ne deriva è semplice e chiara: la stessa democrazia borghese diventa un immenso “falso conflitto d’interesse”, in cui i vari potentati capitalistici esercitano il potere indirettamente attraverso i propri accomandatari che si succedono di volta in volta al governo.
Si potrebbero fare centinaia di esempi per suffragare questa tesi, uno su tutti il “Pacchetto Treu” del primo governo Prodi. Tale provvedimento introdusse in Italia il lavoro interinale e, in nome della flessibilità, creò quella figura lavorativa di cui si parla tanto oggi: il precario. Ebbene, anche un bambino riesce a capire che regalo ciò rappresentò (e rappresenta tutt’ora) per i capitalisti italiani, con l’acquolina in bocca al solo pensiero di sfruttare manodopera sottopagata al momento del bisogno e lasciarla a casa appena non serve più.
In altre parole, è la totalità della classe dominante che “in nome del popolo sovrano” ed usando l’imbarazzante retorica del “bene comune” difende e perpetua l’oppressione borghese ai danni dei lavoratori.
In questo contesto appaiono veramente ipocriti ed irritanti gli attacchi moralisti e bigotti che partono da alcuni settori dell’opposizione parlamentare verso Berlusconi: non solo perché ci si accorge della triste ed anacronistica esistenza della cosiddetta “doppia morale borghese” (quella, per intenderci, nella quale l’importante è far vedere in pubblico una facciata “rispettabile” ed accettata socialmente dai perbenisti, poi nel privato si può cedere alle passioni più morbose), ma soprattutto perché il problema non è un Berlusconi che “va a puttane coi nostri soldi” (o un Marrazzo che va a trans), il problema per noi, sono i capitalisti che rubano le nostre vite per i loro profitti.
Le analisi sulla decadenza della politica le lasciamo ai moralisti dell’ultim’ora, per noi, non può esserci decenza in questo sistema economico.

MAGISTRATURA E COSTITUZIONE
Ci sembra oltremodo ingenuo appellarsi alla Magistratura, vera super-casta “a difesa della nazione”, colpevole di aver incarcerato tanti compagni, o ad una Corte Costituzionale che ha permesso che tanti “bravi ragazzi” s’impegnassero in “missioni di pace” nonostante l’art.11 della Costituzione (ma si sa: il rispetto della carta costituzionale si deve esigere solo quando si parla di Berlusconi).

Parlando della carta costituzionale, ci accorgiamo ogni giorno di quanto siano falliti gli obiettivi del compromesso dalla quale è nata, alla riprova che una mediazione tra interessi di classi avverse non potrà mai essere possibile. In nome della Costituzione, dal 1° gennaio 1948 ad oggi, tutti i politicanti succedutisi al governo del paese non hanno mai fatto altro che reprimere e controllare le spinte di emancipazione provenienti da chi voleva liberarsi dal dominio del capitale, da chi lottava per una vera democrazia, quella dei lavoratori, che non vedeva nella proprietà privata nessuna “funzione sociale”.

Di conseguenza, non ci appelleremo mai ad un testo che legittima il potere di chi opprime quotidianamente le nostre esistenze.
Per questi motivi, la cacciata di Berlusconi deve avvenire dal versante delle lotte, per un’alternativa di potere che venga dal basso e che rifiuti un nuovo governo di centrosinistra che già nel passato ha gettato al macero tutte le aspettative e la fiducia di milioni di lavoratori, studenti e pensionati. E’ di vitale importanza capire che è in atto una lotta intestina fra varie componenti della borghesia italiana, tra il blocco capitalista del centrodestra e quello del centrosinistra, diventa quindi centrale non farsi ammaliare dalle numerose sirene “a difesa della democrazia” provenienti proprio da quegli ambienti che cavalcarono le vecchie mobilitazioni di massa contro Berlusconi per arrivare in parlamento e riproporre le stesse politiche antipopolari e antioperaie.

Il nemico del nostro nemico rimane nostro nemico.
NO AL GOVERNO BERLUSCONI
NO AD UN NUOVO CENTROSINISTRA
GOVERNINO I LAVORATORI

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