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DALLO SCIOPERO DEI METALMECCANICI ALLA GENERALIZZAZIONE DELLA LOTTA DURA. CACCIARE BERLUSCONI, PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI.

(volantino nazionale per lo sciopero dei metalmeccanici del 9 ottobre)
Lo sciopero odierno dei metalmeccanici ha grande importanza, per la stessa difesa del contratto nazionale di lavoro, contro il patto antioperaio di padroni, governo, CISL e UIL. Ma proprio per questo non può rimanere un fatto episodico. E’ necessario che la Fiom, e tutte le forze della sinistra sindacale e politica, promuovano unitariamente un salto in avanti della lotta operaia, della sua unificazione e radicalizzazione. A fronte di un livello di scontro qualitativamente nuovo.
Per un anno intero, i vertici della CGIL si sono limitati a “dissentire” dal governo, senza avanzare una prospettiva chiara d’azione: riducendosi a convocare manifestazioni episodiche, distanziate nel tempo, e continuando ad inseguire un accordo concertativo con la Confindustria. I gruppi dirigenti del “sindacalismo di base” si sono limitati a promuovere scioperi separati, in una logica burocratica di calendario, senza avanzare alcuna proposta alternativa d’azione. L’unico risultato di queste politiche è stato l’indebolimento della forza operaia, lo smarrimento di tanti lavoratori, l’obiettivo incoraggiamento dell’aggressione padronale e governativa.
Lo sciopero di oggi deve segnare una svolta, unitaria e radicale. L’unica che può incidere sui rapporti di forza e strappare risultati.
1) Va promossa una grande vertenza generale del mondo del lavoro, dei precari, dei disoccupati, attorno ad una piattaforma di lotta unificante: a partire dal blocco dei licenziamenti, dalla ripartizione tra tutti del lavoro esistente, da un consistente aumento salariale per tutti i lavoratori. Una vertenza vera, accompagnata da un’azione di massa prolungata, sino alla sconfitta della Confindustria e del governo.
2) Va intrapresa l’unificazione del fronte di lotta delle aziende in crisi: con la creazione di un coordinamento nazionale dei lavoratori coinvolti e di una cassa nazionale di resistenza; con la promozione dell’occupazione operaia di tutte le aziende che licenziano, generalizzando le occupazioni in corso; con la preparazione di una grande manifestazione nazionale a Roma dei lavoratori delle aziende in crisi.
Questa svolta di lotta è vitale per la stessa prospettiva contrattuale dei metalmeccanici. Per far saltare ogni accordo separato. Per imporre il rispetto della volontà della maggioranza dei lavoratori.
Ma è decisiva anche per cambiare l’agenda politica italiana. Solo l’irruzione in campo della forza operaia può dare continuità e prospettive alla battaglia contro il governo Berlusconi, per la sua cacciata: precipitando tutte le contraddizioni del suo blocco sociale e piegando la sua arroganza. Solo l’irruzione della forza operaia può far sì che la crisi del berlusconismo non si traduca ancora nell’ennesimo ritorno di un centrosinistra antioperaio (magari allargato a Fini e Casini), ma apra la via all’unica alternativa vera: quella di un governo dei lavoratori e delle lavoratrici, che liberi l’ Italia dalla dittatura degli industriali, dei banchieri, di tutti i loro partiti.
Il PCL- unico partito della sinistra ad essersi sempre opposto alle politiche antioperaie- continuerà a battersi nel movimento operaio per questa svolta di unità e radicalità.

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