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PER NON DIMENTICARE LA TRAGEDIA CILENA

Dossier 11-09-1973 (Di Tiziano Bagarolo) Fonte: http://tbagarolo.blogspot.com/2009/08/dossier-11-09-1973.html A giorni un nuovo 11 settembre. Al solito sui media imperverserà l’11 settembre di otto anni fa, agli inizi della presidenza di George “W” Bush, la cui amministrazione ne avrebbe fatto il motivo per rinnovare l’offensiva imperiale planetaria (“guerra infinita”), cominciando in Afghanistan (dove le cose a tutt’oggi non vanno proprio bene…) e proseguendo in Iraq (anche qui la partita, che non è andata proprio come si aspettavano, non si può certo dire conclusa), ma per mettere in riga l’Europa e il resto del mondo. Non mi assocerò al coro ipocrita che rievocherà quei fatti per riverniciare la storiella della “democrazia attaccata dal terrorismo” (d’altra parte, uscito di scena Bush, si può pensare che proprio quest’anno anche nei circoli della classe dominante qualcuno si porrà interrogativi più seri riguardo a ciò che è accaduto in questi otto anni…). Per me, comunque, l’11 settembre resta sempre e soltanto “l’altro” 11 settembre, la data del tragico golpe cileno. Una lezione di storia e di politica per quel ragazzino di 17 anni che ero. Una lezione la appresi subito: le classi dominanti sono pronte a tutto per fermare i movimenti di emancipazione degli sfruttati che mettono a rischio i diritti dello sfruttamento e i suoi infiniti privilegi. Tutte, in qualsiasi parte del mondo. Paradossalmente ciò che mi colpì di più non fu la barbarie dei militari cileni o il cinismo dei loro sponsor statunitensi (anche allora difensori della “democrazia” e della “libertà”), ma la “solidarietà di classe” del mio “padrone” qui in Italia (ero studente, ma d’estate lavoravo in un mobilificio per guadagnare qualche soldo e aiutare la mia famiglia) che venne con aria trionfante a dirmi sul muso: “Vedi un po’ come abbiamo sistemato il tuo amico Allende là in Cile…”. Le seconda lezione l’avrei appresa qualche mese dopo, quando mi capitò in mano un opuscolo sul Cile della sezione italiana della Quarta Internazionale (oggi aggiungerei segretariato unificato, ma allora ancora non conoscevo le vicende e le divisioni del movimento trotskista internazionale …). In ciò che lessi mi colpì la lucida profezia di Luis Vitale (in quei giorni prigioniero nei lager di Pinochet) che quasi tre anni prima aveva spiegato ciò che stava per accadere e come il movimento operaio avrebbe dovuto prepararsi per fronteggiare la prevedibile reazione militare… Compresi, cioè, che per cambiare il mondo non basta l’indignazione per l’ingiustizia e la generica volontà di lotta; occorre anche una lucida capacità di capire, unita alla capacità di affrontare per tempo i compiti che la realtà ti porrà di fronte… Capii anche che le forze storiche e maggioritarie del movimento operaio, in Italia come in Cile, erano da tempo incapaci di tutto questo, e che occoreva cercare una alternativa e che questa poteva essere solo il marxismo rivoluzionario… Poi, anni dopo, avrei conosciuto anche alcuni profughi cileni rifugiati in Italia, e con loro avrei speso qualche tempo a parlare di nuovo di quegli avvenimenti… Per tutti questi motivi (e per altri ancora, fra cui le canzoni di Victor Jara, di Violetta Parra, degli Inti Illimani…) ho sempre sentito i fatti cileni come parte di me, e come una tappa fondamentale della mia formazione politica ed intellettuale. Anche per questo, in occasione del trentesimo anniversario del golpe (sei anni fa), una motivazione particolare mi ha spinto a dedicare alcune settimane a documentarmi e a (ri)studiare gli avvenimenti di quei primi anni settanta, con lo sforzo di capirli meglio, col senno di poi, e di valutarli alla luce di trent’anni in più di studio e di esperienza politica. In questo percorso ho ritrovato gli scritti del compagno Luis Vitale, ora docente universitario di storia, autore di opere affermate sulla storia del Cile, nonchè di inestimabili testimonianze “dall’interno” sulla storia del Movimiento de Izquierda Revolucionaria (MIR) e sulla repressione nei lager di Pinochet. Frutto di quel lavoro di approfondimento sono il saggio “Cile 11-09-1973. La tragedia del riformismo” e gli altri materiali da me firmati in questo dossier. Ai quali ho aggiunto per naturale completamento il saggio di Marco Ferrando che esamina la “ricaduta italiana” della tragedia dell’Unidad Popular, ossia la teorizzazione berlingueriana del “compromesso storico”, su cui pure è necessario fare ancora chiarezza… Per molti compagni, e soprattutto per i giovani di oggi che cercano nel passato l’alimento per la speranza di un cambiamento reale dello stato di cose presente, la vicenda cilena può sembrare troppo lontana e non più signiticativa di tante altre. Non è così. Per molti motivi la prova cilena è vicina alla nostra condizione presente come poche altre. Essa è stata una sorta di “esperimento cruciale” per le strategie della sinistra di cui bisogna saper cogliere tutte le lezioni che ci riguardano. E’ vicina e attuale perchè in Cile i partiti del movimento operaio sono andati al governo dopo una vittoria elettorale, perché hanno provato a realizzare i loro obiettivi di riforma, ed hanno anche ottenuto dei risultati significativi, prima della catastrofe finale. Con l’Unidad Popular cilena le strategie riformiste hanno avuto la loro prova del nove. E la catastrofe finale con cui questa prova si è chiusa non è giunta imprevista e incomprensibile come un fato imperscrutabile. Piuttosto ha colto colpevolmente impreparato il movimento operaio perché esso nella sua maggioranza, soprattutto nei gruppi dirigenti dei suoi partiti maggioritari, aveva preferito i riti dell’esorcismo e la strada (tragicamente perdente) dei compromessi e delle concessioni all’avversario nell’illusione di mitigarne le intenzioni e di frenarne la reazione. Fu insomma ben più di un tragico errore di valutazione; fu piuttosto lo sbocco inevitabile del cieco perseguimento di una strategia fallimentare… Queste sono le ragioni per rendere di nuovo disponibili questi materiali. Spero che l’occasione dell’anniversario solleciti molti a rileggere con onestà intellettuale quella vicenda e cercare di coglierne le dure lezioni. (Milano, 22 agosto 2009)

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