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LA LOTTA DURA PAGA. GENERALIZZIAMO LA LOTTA.

La lotta radicale ed a oltranza dei lavoratori della fabbrica INNSE a Milano, a difesa del proprio lavoro, ha piegato i propri avversari e ha smentito tutti i disfattisti. La lezione è chiara: la lotta dura paga. E’ ora di generalizzare questo insegnamento prezioso in tutto il mondo del lavoro.

E’ finito il tempo di atti rituali, scioperi simbolici, preghiere istituzionali senza esito.
Di fronte ad un governo che regala ai padroni lo smantellamento del contratto nazionale e la divisione dei lavoratori, con la complicità di CISL e UIL; di fronte a padroni che dopo aver incassato per anni dai governi sia di destra che di centrosinistra enormi regalie pubbliche (pagate dai lavoratori) annunciano un autunno di nuovi licenziamenti, non c’è che una via: la generalizzazione di una lotta radicale e continuativa dell’intero movimento operaio italiano.

Alla radicalità di padroni e governo occorre contrapporre una radicalità uguale e contraria dei lavoratori. Alla forza va contrapposta la forza. L’esperienza dimostra che solo così si possono strappare risultati. Per questo chiediamo a tutte le organizzazioni sindacali e politiche del movimento operaio di voltare pagina:

– UN COORDINAMENTO NAZIONALE DEI LAVORATORI DI TUTTE LE AZIENDE IN LOTTA A DIFESA DEL LAVORO.

– UNA CASSA NAZIONALE UNITARIA DI RESISTENZA A DIFESA DELLE LOTTE

– L’OCCUPAZIONE OPERAIA DI TUTTE LE AZIENDE CHE LICENZIANO

– UNA GRANDE VERTENZA UNIFICANTE DEL MONDO DEL LAVORO, DEI PRECARI, DEI DISOCCUPATI: PER IL BLOCCO GENERALE DEI LICENZIAMENTI, LA RIPARTIZIONE TRA TUTTI DEL LAVORO CHE C’E’, UN AUMENTO GENERALE E CONSISTENTE DI SALARI E STIPENDI, UN GRANDE PIANO NAZIONALE DEL LAVORO, SOTTO CONTROLLO OPERAIO E POPOLARE, PER SERVIZI SOCIALI E BISOGNI POPOLARI.

Paghi chi non ha mai pagato : i grandi profitti, le banche, il Vaticano, le spese militari; non chi è stato sfruttato per anni , per poi essere buttato su una strada ! E se i padroni e i loro rappresentanti di ogni colore politico diranno che le “leggi della (loro) economia” non lo consentono, si facciano pure da parte: saranno i lavoratori a governare e a riorganizzare una società a misura d’uomo, non del profitto.
Il PCL lavorerà in ogni caso, fabbrica per fabbrica e in ogni sindacato, per l’unificazione e la radicalizzazione delle lotte in direzione di una vera prova di forza col padronato e col governo. Che è poi l’unica cosa che Berlusconi e Confindustria temono davvero.

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Una risposta

  1. Anonimo ha detto:

    Perche non:)

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