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È L’ORA DELLA LOTTA GENERALE. UNITÀ OPERAI-STUDENTI

In tutto il mondo la crisi del capitalismo si abbatte sui lavoratori e sui giovani. Industriali e banchieri che per vent’anni hanno spremuto i lavoratori a vantaggio dei propri profitti, ora chiedono loro di tirare ancora la cinghia per salvare il proprio sistema di rapina.
In Italia il governo Berlusconi, che aveva avuto la faccia tosta di presentarsi come “Robin Hood”, sta offrendo alle banche e alle grandi imprese – già beneficiate dal governo Prodi-D’Alema-Di Pietro-Ferrero – nuove decine di miliardi a carico dei contribuenti. A pagare il conto sono chiamati i salari da fame, i posti di lavoro, il precariato dilagante, la scuola pubblica fatiscente, una sanità sempre più a pezzi. Altro che le miserabili elemosine natalizie offerte “ai più poveri”!
Ora basta!
La mobilitazione continuativa degli studenti, ha indicato la via della ribellione sociale mettendo per la prima volta Berlusconi in difficoltà. È una lezione per tutto il mondo del lavoro. Dimostra che non bastano proteste verbali e iniziative rituali, ma che solo una prova di forza continuativa, a oltranza, può piegare le resistenze della controparte.
Tutto il mondo del lavoro può e deve entrare ora nel varco aperto dagli studenti. “Noi non paghiamo la vostra crisi” dicono gli studenti. “Noi non paghiamo la vostra crisi”, possono dire gli operai, avanzando una propria piattaforma di lotta, come base di uno sciopero generale prolungato. “Paghi chi non ha mai pagato”: i grandi profitti di banche e imprese, le spese militari, i privilegi clericali, i privilegi istituzionali “di casta”, le regalie scandalose a scuola privata e sanità privata. E le risorse così risparmiate vadano finalmente al mondo del lavoro!
Salari, stipendi e pensioni devono aumentare di almeno 300 euro netti mensili.
Bisogna istituire un salario minimo intercategoriale di almeno 1300 euro netti; una quota analoga di salario totalmente detassato; e una indennità di disoccupazione di almeno 1000 euro netti fino all’assunzione.
I mutui usurai che opprimono milioni di famiglie devono essere abbattuti.
I fondi pensione truffaldini devono tornare ai lavoratori e alla previdenza pubblica.
I licenziamenti vanno bloccati. Il diritto alla cassa integrazione, con una copertura dell’80 per cento del salario pieno va esteso a tutti i lavoratori.
Le leggi di precarizzazione del lavoro devono essere abolite, con l’assunzione di tutti i lavoratori oggi precari.
I lavoratori immigrati “irregolari” devono avere finalmente il permesso di soggiorno.
Il lavoro che c’è va distribuito fra tutti, con una riduzione progressiva dell’orario di lavoro, a parità di paga, sino al riassorbimento della disoccupazione.
Vanno aboliti i tagli sociali di Berlusconi e quelli ereditati dal precedente governo: e investite grandi risorse pubbliche, sotto controllo sociale, nella scuola e nell’università pubblica, nella sanità pubblica, nei trasporti, nel risanamento dell’ambiente, in tutte le voci sociali che per quindici anni centro-sinistra e centro-destra hanno colpito a vantaggio di banche e confindustria.
Certo, è un programma di lotta “radicale”: quanto quello di banchieri e industriali contro i lavoratori e i giovani.
È ora di ribaltare le leggi ipocrite della proprietà privata! Migliaia di industriali licenziano i propri dipendenti nel nome della crisi. Perchè i dipendenti non possono licenziare gli industriali? Si nazionalizzino, senza indennizzo e sotto controllo operaio, tutte le aziende in crisi e che licenziano: a difesa del posto di lavoro, e con risparmio oltretutto di risorse pubbliche, oggi regalate a speculatori senza scrupoli. Le banche espropriano ricchezze e risparmi di milioni di persone, con ricatti di ogni tipo. Perchè non si possono espropriare le banche, unificarle in un unico istituto di credito pubblico, sotto controllo sociale, unicamente dedito all’aiuto della società, invece che alla rapina contro la società?
Cambiare si può. Ma può farlo solo la forza collettiva dei lavoratori. Solo mettendo in discussione le leggi del capitalismo. Solo collegando le lotte immediate di ogni giorno alla prospettiva di un governo dei lavoratori e delle lavoratrici, che riorganizzi la società da cima a fondo, in base alle esigenze dei molti, e non al profitto dei pochi.
Il PCL è l’unico partito rivoluzionario della sinistra italiana. L’unico partito che vuole unire i lavoratori, in piena autonomia da centro-destra e centro-sinistra. Non a caso è l’unico partito, a sinistra, che non ha mai dato fiducia a Prodi e che oggi è impegnato per la cacciata di Berlusconi, in tutte le lotte dei lavoratori e degli studenti.
Costruiamo insieme il PCL, “la sinistra che non tradisce”, la sinistra anticapitalista.

Basta sacrifici! Paghi chi non ha mai pagato!
Governino i lavoratori, non i banchieri!
Portiamo queste parole d’ordine nello sciopero generale del 12 Dicembre.

Partito Comunista dei Lavoratori

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